Wegener: uno scienziato fuori dai luoghi comuni

Dopo molto tempo dall'ultimo post (il 99esimo) arriva il numero 100 e mi fa piacere dedicarlo ad un grande uomo la cui opera mette in discussione l'immagine che abbiamo degli scienziati. Alfred Wegener, all'inizio del secolo scorso ha rivoluzionato la nostra visione della Terra con la sua teoria della deriva dei continenti. Uno scienziato fuori dai canoni Wegener, studioso di discipline, le scienze della Terra, considerate purtroppo di serie B, incastrate tra fisica, chimica e biologia e da queste adombrate.

Il video è una breve storia della vita avventurosa di Alfred Wegener nato il 1 novembre 1880 e sparito tra i ghiacci esattamente 50 dopo, il giorno del suo 50esimo compleanno. Morto senza avere risposta al grande interrogativo sollevato dalla sua teoria: come fanno i continenti a muoversi?


* * * * * Coriandoli! * * * * *

Carnevale è da poco passato, ma sui polsi di qualche allievo ancora ci sono i braccialetti che servono da pass per entrare alle varie manifestazioni. Non sono del tutto in ritardo quindi con l'argomento di questo novantanovesimo e ultimo post del vecchio ciclo. Dal prossimo LeInfinitePossibilità si rinnova!

Qualche giorno fa salendo le scale incontro l'esperto che stava scendendo. Ci fermiamo, stretta di mano, sorrisi, come va? Le solite cose insomma, e si capisce che entrambi non abbiamo in realtà nulla da dirci in quel momento. Ci toglie di impaccio Giorgia, una mia ex allieva ora al liceo, che passando nel corridoio, mi vede e viene verso di me con un sorriso smagliante. L'esperto coglie la palla al balzo, saluta, si gira e ricomincia a scendere i gradini. Capisco subito il motivo della gaiezza di Giorgia che mi dice: "sore* grazie a lei ho preso 6* in chimica!!!".


Mi viene un colpo al cuore e rimango un attimo senza sapere cosa dire né fare. Poi, girandomi verso l'esperto che nel frattempo distava non più di quattro o cinque metri, le rispondo: "dovresti dirlo a quel signore là!"

Per capire il motivo del mio momento di impasse devo spiegare altro. Da un paio d'anni l'esperto è venuto a conoscenza delle lezioni che faccio sul modello particellare e, ahimè, la cosa migliore che è riuscito a dire è: "non ti dico di non farlo in questo modo perché esiste la libertà didattica". Tradotto, se non esistesse certo te lo vieterei! Ed in un eccesso di entusiasmo è arrivato a paragonare i disegni dei ragazzi alla lavagna a dei coriandoli, sostenendo così che non capivano nulla di quello che si stava facendo.

Questa osservazione per quanto mi riguarda, non è certo veritiera, e me lo dimostrano oltre alla partecipazione attiva e interessata dei ragazzi alle lezioni, anche alcuni fatti come quello appena raccontato. Giorgia non è stata la prima, e spero non sia l'ultima, che viene a dirmi una cosa del genere. Posso aggiungere che ad esempio Elisa, entusiasta di quanto aveva imparato mi disse: "io sono l'unica della classe che capisce quando il professore (del liceo) spiega queste cose, gli altri si guardano in faccia con espressioni interrogative".

A nulla sono valse, nei colloqui con l'esperto, le motivazioni e le spiegazioni da me date, e sono pure purtroppo consapevole, che anche le evidenze di questo tipo che testimoniano la soddisfazione dei ragazzi per la buona preparazione ad affrontare il liceo, non servano ad un granché a convincere chi sostiene: "in fin dei conti chi lo dice che le medie servono a preparare per il liceo (o ad altre scuole di successivo grado)?".

Credo che qui stia un grosso problema che suscita timori in primis da parte dei docenti, e non viene realmente mai affrontato, si preferisce pensare che nessuno sia in grado di giudicare il loro (ehm.. nostro) operato, si simula la valutazione della scuola demandando ai superiori il compito di giudicare quello che la scuola fa, e quindi i docenti fanno. Come se i destinatari del servizio scolastico fossero loro. Situazione chiaramente paradossale e assurda.

La scuola fornisce un servizio a qualcuno, ed è questo qualcuno che, evidentemente, dovrebbe giudicare quanto ricevuto. Perché non abituiamo i ragazzi a giudicare, come pomposamente è sostenuto nei diversi documenti che io ho visto in questi anni in cui sono elencate in maniera cavillosa decine e centinaia di buone intenzioni dell'attività didattica, incominciando proprio a farli valutare quello che da noi ricevono? Sarebbe una rivoluzione?

*In Svizzera i professori vengono chiamati sori non prof e 6 è il voto massimo che equivale al 10 italiano.

Chi semina...

Chi semina vento raccoglie tempesta recita il famoso detto. Questo mi è venuto in mente mercoledì scorso quando, in tutta fretta, facevo le ultime operazioni per riuscire a consegnare le pagelle del primo semestre alla fine della mattinata. Mentre le mia dita e gli occhi si muovevano per fare gli ultimi aggiustamenti a computer e inviare le stampe, in un altra zona del cervello stavo pensando ai ragazzi appena venuti a lamentarsi e alla collega che mi raccontava della difficoltà di far lezione per le implacabili discussioni che dilagavano in classe. Un fatto, dai contorni piuttosto fumosi ed incerti, aveva fatto esplodere una tensione che covava da tempo tra un ragazzo, reo agli occhi dei compagni non solo del fatto, ma anche e soprattutto, di aver seminato troppo vento nelle settimane precedenti.

Suona la campana, inizia l'ultima ora, le pagelle sono pronte nelle loro buste da pochi secondi. Entro in aula accompagnato dalle buste e dalle parole che continuavano a risuonarmi in testa: "chi semina...". Nel frattempo avevo deciso che il detto era da risvoltare, come fosse un calzino, e riscriverlo in ottica positiva. In aula, i ragazzi non ci impiegano molto a farmi capire che vorrebbero concludere, o meglio ricominciare quello che stavano facendo prima: urlare la loro rabbia, lanciare le loro accuse, sentire richiami, minacce o magari punizioni per il compagno colpevole.

A questo gioco non voglio partecipare, troppo facile. Troppo facile gridare, accusare, linciare, non si possano risolvere in questa maniera i problemi. Fortunatamente l'idea che mi ronzava in testa aveva già preso sufficiente forma per essere utilizzata: scrivo da un lato della lavagna, "chi semina..." e dall'altro, "raccoglie...". Spiego il detto, che qualcuno conosce già, e faccio scrivere su un foglietto tutte le versioni in ottica positiva che vengono loro a mente. Qualche minuto di riflessione e mando i ragazzi, uno alla volta, a scrivere nei due lati della lavagna le parole che hanno pensato. Lentamente la lavagna si riempie di idee davvero molto interessanti. Poi lo spazio sta per finire.

Allora decido di giocare il jolly: mando alla lavagna il "colpevole" che incomincia a scrivere, e le sue parole si materializzano in una traccia di gesso ben più grande degli altri. Rendendomi conto che non ci sarebbe stato posto per nessun'altro, istintivamente ironizzo dicendo che non riesco a leggere e lui, con altrettanto sarcasmo, scrive ancora più grande. Poi la traccia di gesso gradualmente acquista senso anche per noi che leggiamo e con emozione mi rendo conto del colpo di fortuna. Eccola l'ideale, perfetta conclusione di quello che solo in parte avevo pensato!


PS: un po'meno perfetta è la foto! purtroppo :-(

La combinazione matrimoniale!

Ecco una personale interpretazione di Camilla di una equazione chimica. L'unico appunto che mi sento in dovere di farle (sono un "sore" d'altronde!) è che al posto dell'uguale, classico dei vari "lui+lei=love", magari scritti dentro un cuore, avrei preferito usasse una freccia come nelle vere e meno romantiche equazioni chimiche!



Se volete rivedere la foto della lavagna con le prime equazioni chimiche fate click qui.